“Modernità liquida” di Zygmunt Bauman può essere un libro per certi versi inquietante.
É un libro che ci parla della perdita dei punti di riferimento, del disorientamento, della difficoltà a capire e gestire il cambiamento, che è la costante del mondo di oggi.
Per chi si occupa di strategia è un punto di vista molto interessante: da un lato perché l’idea di liquidità, contrapposta a quella di solidità, rende efficacemente l’idea della trasformazione dello scenario; dall’altro perché le organizzazioni che si stanno mettendo in gioco e sono alla ricerca di nuove direttrici di sviluppo possono individuare in questo modello nuovi approcci culturali e di metodo.
Una lezione che va imparata oggi è che l’obiettivo di una strategia non deve essere più la creazione di una organizzazione solida, rocciosa, in grado di resistere alle ondate del cambiamento; si tratta di una pia illusione…quanti colossi apparentemente indistruttibili sono crollati?
L’obiettivo al contrario deve essere la creazione di organizzazioni leggere, snelle, rapide, in grado di adattarsi e di cambiare velocemente. Anzi, col cambiamento costante incorporato nel loro DNA.
Oggi la strategia giusta è attrezzarsi per cambiare spesso la strategia.
Diventa fondamentale quindi che il cambiamento venga accettato come una costante necessaria e si superi l’ansia, la paura, il tentativo di chiudersi. La liquidità delle situazioni ci obbliga a uno sforzo nuovo di apprendimento e a fare i conti col movimento continuo. Ci obbliga anche ad accettare l’imperfezione, la mancanza di uno schema di fondo riconoscibile e preciso, geometricamente ineccepibile.
Il liquido prende la forma del contenitore, per cui sempre di più avremo a che fare con gli esiti inaspettati di situazioni in passato codificate e facilmente “leggibili”.
É necessaria quindi una capacità di lettura nuova, e poi strumenti adeguati per lavorare su una realtà che tende a sfuggirci fra le dita. La strategia diventerà una pratica sempre più determinante, perché oggi più che mai “fare” senza sapere esattamente quello che si fa non è più consentito.
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