Una cosa è certa: nei momenti di crisi si parla molto di cambiamento…quanto a praticarlo poi è un’altra cosa!
“Niente sarà più come prima” oppure “torniamo al più presto come eravamo prima”…tutto e il contrario di tutto, come succede spesso in questa epoca dominata dall’ingorgo informativo procurato dal web. Accettare l’emergenza come condizione inevitabile oppure operare per un ritorno rapido alla normalità (ammesso che sappiamo definire con precisione cosa sia la normalità)?
Unendo un po’ di buon senso ante-crisi ad alcune dinamiche piuttosto evidenti sembra chiaro che:
Alcuni di questi punti di riferimento sono necessariamente di metodo, cioè definiscono un approccio, un modo di ragionare, e vengono prima dell’operatività; ci aiutano ad individuare la direzione giusta in cui andare, e questo è impagabile in uno scenario di grande incertezza come quello di oggi.
Tutto questo applicato alla raccolta fondi diventa ancora più prioritario, visto che si parla di sostenibilità delle Buone Cause e talvolta addirittura di sopravvivenza!
Questo lo schema che abbiamo adottato e che illustriamo e applichiamo nei percorsi che abbiamo messo a punto per questa fase di post-emergenza Covid-19.
Poche parole-chiave, apparentemente ovvie ma dense di significato e impegnative nel momento in cui si voglia andare in profondità e avviare veramente il cambiamento..
Oggi vorrei attirare la vostra attenzione sul solo “ritmo“, cioè sull’aspetto temporale del fare le cose. É chiaro che viviamo in una situazione di grande confusione ed è difficile fare ipotesi sul futuro, fissando scadenze vincolati. Diventa allora molto più importante (ed efficace) pensare al fattore tempo sotto forma di ritmo, cioè di attività che riprendono velocità, si susseguono in modo continuativo e tornano a riempire la nostra agenda.
Dare ritmo alle attività significa individuare delle fasi e programmarle al giusto livello di intensità. Significa essere concentrati sull’oggi ma con uno sguardo in prospettiva sull’immediato futuro.
Il ritmo ci assicura che si sta andando avanti, che c’è determinazione e voglia di fare, c’è continuità, c’è concretezza, un passo dopo l’altro, ed è esattamente quello che ci serve oggi.
“Non posso sapere nei minimi dettagli cosa dovrò fare nel prossimo futuro, ma mi sono avviato a passo spedito nella direzione che ho individuato come più adatta a me e alla mia organizzazione, dopo avere riflettuto, insieme, sulle scelte da fare”.
Parlare di ritmo ci porta però anche a un’altra lezione che l’emergenza dovrebbe averci insegnato: ritmo non deve significare necessariamente fretta, stress, velocità.
Il ritmo deve essere quello giusto per noi e per la nostra organizzazione, nella consapevolezza che:
Ritmo quindi, ritmo naturale!
Verifica la nostra proposta su come prepararsi al dopo-emergenza (organizzazione) Verifica la nostra proposta su come prepararsi al dopo-emergenza (professionista)
Blink
Vedere noi stessi e il nonprofit
con occhi diversi...
(TRAS)formazione
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