Il direttore di una media organizzazione nonprofit (500 volontari) racconta la sua esperienza durante una sessione formativa…
“Lasciare campo libero ai volontari perché così ciascuno si sente più motivato e in grado di dare un contributo a lungo andare diventa una strategia folle. Porta a una situazione che ho cominciato a chiamare la dittatura del volontariato”.
“É un termine forte, lo so, ma come descrivere in altro modo il fatto che lo staff è come paralizzato per seguire tutte le richieste e/o proposte che vengono dai volontari…senza un programma, senza una priorità chiara”.
“L’organizzazione stabilisce delle strategie, degli obiettivi e anche delle regole del gioco. Poi si attiva una specie di telefono senza fili per cui di persona in persona il messaggio viene travisato e reinterpretato, fino a diventare qualcosa di molto diverso e da lì comincia una catena di equivoci”.
“Da notare che non parlo solo di un fenomeno bottom-up, cioè che parte dal basso, da coloro che vanno a fare i banchetti in piazza. Parlo anche di consiglieri che siedono nel direttivo e pretendono di intervenire a gamba tesa su temi che spesso non conoscono, giustificando il loro modo di operare col solito ritornello “siamo volontari, non è che poi abbiamo tutto questo tempo di entrare nel merito delle cose”. É una frase che ho sentito spesso in passato, e mi è sempre sembrata fuori luogo”.
“Come abbiamo fatto a venirne fuori? Abbiamo praticato la chiarezza e la trasparenza come regola di base, e abbiamo creato momenti di dialogo interno affinché il messaggio passasse nel modo giusto”.
“Poi abbiamo deciso una cosa molto importante: fatti tutti gli sforzi necessari, chi non si riconosce negli obiettivi, nei valori e nello stile dell’organizzazione deve accettare che forse si trova nel posto sbagliato. E anche noi siamo usciti dal condizionamento psicologico che la priorità è trattenere le persone ad ogni costo”.
“Da allora l’atmosfera è cambiata, l’entusiasmo e la motivazione sono rimasti ma in più c’è la consapevolezza dell’obiettivo comune, che sta sopra le aspettative pur comprensibili del singolo”.
Una testimonianza interessante…quanti dovrebbero fare lo stesso percorso?
Blink
Vedere noi stessi e il nonprofit
con occhi diversi...
(TRAS)formazione
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