Riflettere sulla strategia implica riflettere sul significato di coerenza.
È una parola di cui si abusa e quindi richiede attenzione, bisogna parlarne poco e praticarla molto.
Se un’organizzazione presenta certi punti di forza, e il contesto in cui opera presenta certe opportunità, la coerenza vorrebbe che su questi aspetti ci si concentrasse nel mettere a punto qualsiasi piano d’azione.
Invece spesso accade tutto l’opposto, e questo conduce a fallimenti talvolta molto dolorosi.
La coerenza (STRATEGIC FIT nel mondo anglosassone) è stata analizzata e discussa per anni e si è visto come da un lato dia solidità all’azione dell’organizzazione, rinforzi la comunicazione e renda percepibile la sua identità anche al pubblico più distratto.
Dall’altro però è necessario trovare un punto d’equilibrio perché la ricerca della coerenza a tutti i costi spesso porta all’immobilismo, cioè a replicare sempre gli stessi schemi…questo in un contesto fortemente mutevole come quello di oggi è molto pericoloso.
Dove sta il giusto compromesso?
Non esistono chiaramente ricette valide sempre; lo si può individuare uscendo e verificando come siamo percepiti all’esterno. L’autoreferenzialità, cioè lo stare sempre rivolti su se stessi, impedisce di capire come veniamo visti da fuori e quali aspetti della nostra azione vengano giudicati coerenti o incoerenti, colpendo quindi positivamente o negativamente il nostro pubblico.
Una regola di base esiste comunque: la coerenza deve essere massima ai livelli alti (valori,mission,visione), mentre mano a mano che si scende di livello dalla strategia all’operatività la capacità di adattamento deve prendere il sopravvento anche a discapito della coerenza perfetta.
Coerenza quindi più che si può, mitigata però da una sana capacità di adattarsi al contesto senza tradire i propri punti di riferimento più importanti: su queste basi possiamo sviluppare le nostre strategie di sviluppo.
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